Il Mercosur (Mercado Común del Sur) è un’organizzazione economica e politica regionale nata nel 1991 con il Trattato di Asunción, firmato da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. L’obiettivo era quello di favorire l’integrazione economica e commerciale tra i Paesi sudamericani, creando un mercato comune basato su:
Nel 1994, con il Protocollo di Ouro Preto, il Mercosur ha acquisito personalità giuridica internazionale, strutturandosi come unione doganale. Oltre ai quattro fondatori, negli anni sono entrati altri membri: il Venezuela (sospeso dal 2016 per motivi politici) e la Bolivia, che ha firmato l’adesione nel 2015 ed è in attesa della ratifica completa. Esistono poi diversi Stati associati – tra cui Cile, Perù, Colombia ed Ecuador – che partecipano ad alcune iniziative senza far parte pienamente dell’unione doganale.
Oggi il Mercosur rappresenta una delle aree economiche più vaste del mondo, con oltre 270 milioni di abitanti nei soli Paesi membri effettivi e un PIL aggregato che supera i 2.000 miliardi di dollari. La sua forza risiede nelle risorse naturali (soia, carne, minerali, petrolio, acqua dolce) e nel peso del Brasile, nona economia mondiale.
Fin dalla sua nascita, il Mercosur ha cercato di ampliare i legami con altri partner globali, ma i negoziati più significativi sono stati quelli con l’Unione Europea, avviati ufficialmente nel 1999.
L’Unione Europea e il Mercosur hanno raggiunto, dopo oltre venticinque anni di trattative, un accordo di libero scambio destinato a creare la più grande area commerciale del mondo. I negoziati UE-Mercosur ebbero inizio già alla fine degli anni ’90, ma hanno subito numerose interruzioni a causa di divergenze politiche, preoccupazioni ambientali e più recentemente della pandemia. Un’intesa di principio era stata annunciata nel 2019, senza però arrivare alla ratifica per le resistenze di vari Paesi europei.
Solo nel 2023, con un rinnovato impegno politico (anche alla luce delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti), il dialogo è ripreso con slancio, portando a dicembre 2024 alla firma di un testo finale dell’Accordo di Partenariato UE-Mercosur da parte della Presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Recemente la Commissione europea ha presentato ufficialmente al Consiglio UE le proposte per la firma e conclusione dell’accordo, primo passo verso la piena entrata in vigore.
Questo accordo di partenariato non riguarda solo il commercio, ma assume anche un significato strategico e politico. Come ha dichiarato il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, si tratta “del più grande accordo mai negoziato dall’Unione, una pietra miliare nei rapporti tra l’Europa e l’America Latina, non solo per gli aspetti commerciali ma anche per quelli politici”. L’intesa con il Mercosur rafforza infatti i legami con Paesi culturalmente affini (in Sud America vivono ampie comunità di origine italiana, spagnola e portoghese) e rientra nella strategia UE di diversificare le relazioni economiche, riducendo la dipendenza da pochi grandi partner.
In un momento di instabilità geopolitica, l’Europa punta ad ampliare la propria rete di libero scambio: oltre al Mercosur, sono in cantiere accordi con l’India e altri Paesi emergenti, per sottrarsi alla morsa dei protezionismi e assicurare nuove opportunità alle imprese europee.
L’accordo UE-Mercosur darà vita a un mercato integrato di dimensioni senza precedenti, con oltre 700 milioni di consumatori coinvolti. È destinato a diventare la più vasta zona di libero scambio del pianeta, superando per estensione anche quella nordamericana. Oltre il 90% delle esportazioni europee verso il Mercosur saranno esenti da dazi doganali una volta a regime.
Ciò rappresenta una svolta soprattutto in settori oggi gravati da tariffe molto elevate nei Paesi sudamericani: ad esempio, il Mercosur applica attualmente dazi del 35% sulle automobili e sul vino, fino al 28% sui formaggi e circa il 14% sui macchinari industriali e sui prodotti farmaceutici. L’intesa prevede l’eliminazione graduale di questi ostacoli, consentendo ai prodotti europei (e italiani) di entrare nei quattro Paesi sudamericani a costi notevolmente inferiori rispetto al passato.
Secondo le stime della Commissione Europea, la liberalizzazione potrebbe far crescere le esportazioni annuali dell’UE verso il Mercosur fino al 39% in più, pari a circa 49 miliardi di euro aggiuntivi ogni anno, sostenendo oltre 440.000 posti di lavoro in Europa. In particolare, settori industriali di punta come la meccanica strumentale, l’automotive, la chimica e la farmaceutica beneficeranno di un accesso privilegiato a mercati finora protetti. I dazi attualmente proibitivi verranno azzerati: ad esempio le autovetture europee (una voce importante dell’export tedesco e italiano) passeranno da un 35% di tariffa allo zero, così come molti macchinari e apparecchiature meccaniche (oggi tassati tra il 14% e il 20%).
Le imprese europee potranno inoltre partecipare alle gare d’appalto pubbliche in Mercosur, sia a livello federale che sub-federale, grazie all’apertura del mercato degli appalti inclusa nell’accordo. Ciò significa nuove commesse potenziali, ad esempio, per aziende italiane nei settori delle infrastrutture, dell’energia e dei servizi alle pubbliche amministrazioni.
Per l’Italia, che vanta un solido posizionamento in America Latina, l’accordo UE-Mercosur rappresenta una notevole leva di crescita. Settori chiave del Made in Italy come la meccanica, l’automotive, la moda, il design e la farmaceutica potranno espandere la propria presenza nei Paesi del Mercosur con maggiore competitività di prezzo. Già oggi molte aziende italiane sono attive in Brasile, Argentina e negli altri Paesi dell’area; con l’abbattimento dei dazi esse potranno esportare macchinari, veicoli, prodotti chimici e beni di lusso a costi inferiori, aumentando i volumi.
Ad esempio, un produttore italiano di macchine utensili vedrà eliminata la tariffa del 14-20% che finora gravava sulle sue vendite in Sud America, acquisendo un vantaggio rispetto ai concorrenti extra-UE. Allo stesso modo, i grandi marchi italiani del comparto moda e accessori di alta gamma troveranno nei mercati mercosurni un bacino di clienti ampliato e con minori barriere all’ingresso.
Va sottolineato che in Brasile, Argentina e negli altri Paesi del blocco risiedono importanti comunità di origine italiana, frutto di emigrazioni storiche. Questa presenza culturale rappresenta “una carta in più che potremo giocare”, come ha osservato Tajani: i consumatori latinoamericani, infatti, mostrano tradizionalmente un forte apprezzamento per i prodotti italiani, dalla gastronomia alla moda, e tendono a preferirli rispetto a quelli di altri Paesi europei. Ciò offre all’Italia un potenziale vantaggio competitivo all’interno del quadro di libero scambio. Inoltre, l’accordo prevede meccanismi per facilitare gli investimenti europei nelle filiere di approvvigionamento strategiche in Sud America.
Questo è rilevante, ad esempio, per assicurarsi l’accesso a materie prime critiche presenti nell’area (come litio, rame e altri minerali essenziali per la transizione verde e digitale) e sviluppare partnership industriali. In sintesi, l’intesa UE-Mercosur permette all’Italia di diversificare i propri mercati di export – obiettivo in linea con la strategia nazionale di espansione commerciale verso i 700 miliardi di euro di export entro il 2027 – e di rafforzare il ruolo di ponte economico tra Europa e America Latina.
Se l’industria manifatturiera europea plaude compatta all’accordo, l’impatto sul settore agroalimentare è più complesso e sfaccettato. Da un lato, il Mercosur aprirà le porte ai prodotti agricoli e alimentari europei di qualità, dall’altro aumenterà le quote di importazioni a dazio zero di alcune commodity agricole dal Sud America, cosa che preoccupa gli agricoltori.
Per le esportazioni agroalimentari europee l’accordo promette un balzo di quasi +50% in valore. Saranno abbattuti i pesanti dazi oggi vigenti su molti prodotti di eccellenza: ad esempio, il vino europeo in Mercosur sconta attualmente un tariffario fino al 35% del valore, che verrà eliminato. Allo stesso modo, verranno tagliati i dazi che arrivano al 20% sul cioccolato e al 10% sull’olio d’oliva. Questi tagli renderanno i prodotti agroalimentari UE molto più competitivi nei supermercati di Brasile, Argentina & co. – mercati tradizionalmente presidiati da produttori locali o extra-europei.
Inoltre, l’accordo mette fine alla concorrenza sleale dei falsi prodotti “Italian sounding”: sono previste misure per proteggere ben 344 Indicazioni Geografiche europee (IG) – denominazioni tipiche di alimenti e vini – dalle imitazioni nei Paesi Mercosur. Di queste, 58 sono italiane, di cui 31 riferite a vini. In pratica, nomi come Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma o Chianti saranno riconosciuti e tutelati anche in Sud America: non potranno più essere usati da prodotti locali che li imitano, eliminando quei cloni che finora hanno tratto in inganno i consumatori (come i formaggi tipo “Parmesano” sudamericani).
Vino e formaggi italiani DOP: il nuovo accordo UE-Mercosur elimina dazi elevati (fino al 35% per il vino) e protegge i prodotti tipici da imitazioni e contraffazioni nei Paesi sudamericani.
L’elenco dei prodotti italiani a Indicazione Geografica che saranno tutelati dall’accordo UE-Mercosur copre quasi tutte le regioni d’Italia, includendo una vasta gamma del settore vinicolo e alimentare. Di seguito alcune delle IG italiane (tra DOP, IGP, DOC e DOCG) che godranno di protezione e abolizione dei dazi doganali nei quattro Paesi del Mercosur:
Come si evince, l’accordo tutela in Sud America molti dei prodotti simbolo del Made in Italy agroalimentare, dal Barolo al Parmigiano, dal Prosecco alla Mozzarella di Bufala. La rimozione dei dazi su questi beni permetterà ai produttori italiani di esportare a prezzi più competitivi, mentre i consumatori sudamericani avranno accesso più conveniente a generi prima considerati di lusso importato. Ad esempio, una bottiglia di vino italiano che oggi in Brasile sconta un pesante dazio potrà arrivare sugli scaffali a un prezzo sensibilmente più basso, avvicinandosi così a un pubblico più ampio di acquirenti locali. Allo stesso tempo, la salvaguardia delle denominazioni impedisce che imitazioni locali sfruttino indebitamente la reputazione delle DOP/IGP, garantendo che chi acquista Prosciutto di Parma in Argentina compri effettivamente un prodotto importato autentico, e non un surrogato nazionale.
L’altro lato della medaglia, quando si parla di agricoltura, riguarda l’apertura del mercato europeo ai prodotti del Mercosur. L’accordo prevede infatti contingenti di importazione a dazio zero per una serie di commodities agricole sudamericane che sono competitive ma “sensibili” per i produttori UE. In particolare, aumenteranno le importazioni agevolate di carne bovina, carni avicole (pollame), zucchero, riso, mais e bioetanolo provenienti dai quattro Paesi Mercosur.
Questo ha suscitato preoccupazione nelle associazioni agricole europee, dalla Copa-Cogeca a livello UE fino a Coldiretti, Confagricoltura e Cia in Italia. Il timore diffuso è che l’arrivo di volumi aggiuntivi di prodotti a basso costo e standard produttivi differenti possa mettere sotto pressione i prezzi interni e la redditività delle aziende agricole europee. Ad esempio, il Mercosur è in grado di esportare carne bovina allevata a costi ben inferiori (grazie a mangimi più economici e normative ambientali meno stringenti) e ciò potrebbe tradursi in tagli di prezzo del 50% rispetto alla carne UE, creando concorrenza insostenibile per gli allevatori europei, come sottolinea Raffaele Drei di Fedagripesca-Confcooperative.
Analoghi timori riguardano il comparto avicolo, già esposto a forte competizione globale, e lo zucchero: l’accordo consentirà l’import senza dazi di 190.000 tonnellate di zucchero sudamericano, pari a circa il 10% dell’import totale UE, esercitando una notevole pressione ribassista sul mercato interno dello zucchero.
Le organizzazioni di categoria denunciano una disparità di standard: “i nostri allevatori devono rispettare norme rigorosissime su benessere animale, sicurezza alimentare e ambiente... non possiamo competere ad armi pari se ai competitor extra-UE non sono richiesti gli stessi requisiti”, ha dichiarato Antonio Forlini, presidente di Unaitalia (filiera avicola). In altre parole, aprire il mercato UE a prodotti ottenuti con standard inferiori equivarrebbe a premiare modelli produttivi che l’Europa vieta sul proprio suolo, un “paradosso competitivo” che rischia di vanificare gli sforzi fatti dagli operatori europei per adeguarsi al Green Deal e alle norme di sostenibilità.
Forlini definisce l’accordo Mercosur addirittura “un pericolo concreto e inaccettabile per la filiera avicola europea, sacrificata a beneficio di altri settori” all’interno di queste intese commerciali. Allo stesso modo, Drei (Fedagripesca) lamenta che “dall’intesa con il Mercosur l’agroalimentare risulta ancora una volta... il settore più penalizzato, sacrificato come merce di scambio al fine di ottenere vantaggi per altri comparti (automobili, chimica, farmaci)”.
Questo scambio, sostengono i critici, ripropone quanto già visto in altri accordi (ad esempio nella tregua sui dazi con gli USA): l’agricoltura pagherebbe il prezzo dei benefici ottenuti dall’industria.
Consapevole di queste sensibilità, la Commissione UE ha negoziato con il Mercosur misure di salvaguardia senza precedenti a tutela dei settori agricoli europei più vulnerabili. Anzitutto, le quantità importabili a dazio zero sono limitate e definite in contingenti annui ben circoscritti, che rappresentano una piccola frazione del consumo europeo. Per fare alcuni esempi: il contingente di carne bovina dal Mercosur equivale a circa l’1,5% della produzione UE, mentre quello per il pollame è attorno all’1,3%. Ciò significa che il grosso del mercato resterà protetto da dazi o quote. Inoltre è stato inserito un meccanismo bilaterale di salvaguardia: se le importazioni da Mercosur in un certo settore dovessero aumentare in modo tale da perturbare il mercato interno UE, verranno attivate contromisure (sospensione delle preferenze tariffarie, contingentamenti temporanei, etc.) per proteggere i produttori europei.
Su pressione italiana, la Commissione affiancherà all’accordo commerciale un atto giuridico ad hoc per rendere immediatamente operativo questo capitolo sulle salvaguardie, così da poter reagire prontamente a eventuali squilibri di mercato.
Tajani ha sottolineato che grazie all’azione dell’Italia “nessun altro accordo commerciale UE presenta un livello di protezione così ampio e strutturato per il settore agricolo”, definendo quello ottenuto un risultato senza precedenti. In particolare, verrà istituito un sistema di monitoraggio rafforzato sulle importazioni agroalimentari dal Mercosur, per controllare flussi e prezzi in tempo quasi reale. Saranno intensificati i controlli sanitari e qualitativi alle frontiere, per assicurare che i prodotti sudamericani rispettino gli standard UE (nessuna deroga è concessa sulle normative sanitarie e fitosanitarie: rimarranno pienamente in vigore tutte le garanzie UE sulla sicurezza alimentare).
Infine, sono previsti fondi di compensazione per sostenere i comparti agricoli eventualmente danneggiati dall’accordo. Queste misure integrative – frutto anche della pressione politica dell’Italia e di altri Paesi – mirano a rassicurare il mondo agricolo che “l’accordo non è esente da criticità” ma che verrà gestito con strumenti adeguati per prevenire effetti avversi. In definitiva, l’UE ha cercato un equilibrio delicato tra apertura dei mercati e tutela delle proprie filiere sensibili: l’efficacia di tale equilibrio andrà verificata sul campo, quando il trattato entrerà in vigore.
In parallelo al dossier Mercosur, l’Unione Europea ha portato a termine un altro importante negoziato commerciale: l’aggiornamento dell’accordo globale UE-Messico, in vigore nella sua forma originale dal 2000. Il Messico è il secondo maggiore partner dell’UE in America Latina (dopo il Brasile) e vanta già oggi scambi bilaterali per oltre 70 miliardi di euro l’anno. L’accordo modernizzato, anch’esso presentato al Consiglio UE per l’approvazione insieme al Mercosur, elimina le residue barriere tariffarie sui prodotti europei esportati in Messico e amplia la cooperazione economica. In particolare, sul fronte agroalimentare – dato che il Messico è un Paese importatore netto di cibo – l’intesa azzererà i dazi ancora esistenti su una vasta gamma di prodotti UE: formaggi (attualmente tassati fino al 100%), carni suine e avicole, pasta, cioccolato, vino, conserve di frutta e altro.
Questo significa, ad esempio, che un produttore caseario italiano potrà vendere formaggi DOP in Messico senza subire l’attuale pesante imposizione tariffaria, diventando molto più competitivo rispetto a fornitori di Paesi non coperti da accordi. Allo stesso modo, il vino europeo vedrà scomparire i dazi e potrà espandersi sul mercato messicano, dove cresce la domanda di vini importati.
L’accordo UE-Messico riveduto include anche il riconoscimento e la tutela di ben 568 Indicazioni Geografiche europee in territorio messicano. In pratica, il Messico estenderà la protezione a centinaia di prodotti tipici europei (dall’Aceto Balsamico di Modena allo Champagne) impedendo pratiche di imitazione. Questo è un forte passo avanti rispetto al vecchio accordo del 2000, che non contemplava un elenco così ampio di IG. Inoltre, l’intesa aggiornata facilita gli scambi di materie prime critiche per l’industria: il Messico è uno dei principali fornitori mondiali di minerali come fluorite (usata in chimica, metallurgia e ceramica), bismuto (impiegato in farmaceutica e cosmetica) e antimonio (usato in leghe, batterie e come ritardante di fiamma).
Garantire all’Europa un accesso privilegiato a queste risorse aiuterà settori strategici e ridurrà la dipendenza da altri mercati asiatici. Non da ultimo, l’accordo conterrà capitoli avanzati su sviluppo sostenibile, tutela del lavoro e dell’ambiente, analogamente al Mercosur, riflettendo i valori e gli interessi UE anche in questa partnership.
Sia l’accordo UE-Mercosur che l’accordo globale UE-Messico, dopo il via libera della Commissione e del Consiglio, dovranno essere ratificati dal Parlamento Europeo e dagli Stati membri prima di entrare in vigore definitivamente. Data la natura ampia e complessa di questi trattati (specie il Mercosur, che è qualificato come accordo di associazione “misto”), il processo di ratifica potrebbe richiedere tempo e dibattito politico nei vari Paesi. Per evitare ritardi e far giungere rapidamente i benefici alle imprese, la Commissione ha proposto un meccanismo di applicazione provvisoria mediante “Interim Agreements”: in pratica, le parti dell’accordo di competenza esclusiva UE (soprattutto quelle commerciali) potranno entrare in vigore provvisoriamente dopo l’approvazione del Parlamento Europeo e del Consiglio, senza attendere la ratifica di tutti i Parlamenti nazionali.
Ciò significa che, potenzialmente già nel 2026, le imprese europee potrebbero iniziare a godere di riduzioni tariffarie e preferenze sia in Mercosur che in Messico, mentre si completa l’iter formale di ratifica piena.
Per le aziende italiane si profilano dunque scenari inediti: nuovi mercati da esplorare, partnership da stringere e catene del valore da integrare su scala transatlantica. Sarà fondamentale un lavoro di informazione e preparazione: Confindustria ha annunciato iniziative per “promuovere i vantaggi dell’accordo su tutti i canali di comunicazione”, così da aiutare soprattutto le PMI a capire come sfruttare le opportunità offerte. Allo stesso tempo, si dovrà mantenere alta l’attenzione sull’implementazione delle clausole di salvaguardia in ambito agricolo, per intervenire prontamente qualora alcuni comparti soffrano squilibri.
In prospettiva, l’accordo UE-Mercosur segna comunque un punto di svolta storico: l’Europa riafferma la sua vocazione al libero commercio fondato su regole, allargando la propria sfera economica in un momento in cui altre potenze alzano barriere.
Per l’Italia, si apre un orizzonte di opportunità significativo: l’auspicio è che il sistema produttivo nazionale sappia coglierle appieno, incrementando l’export, creando nuovi posti di lavoro e al contempo continuando a valorizzare le proprie filiere d’eccellenza. Come sintetizzato dalla Presidente von der Leyen, “l’UE è già il maggiore blocco commerciale del mondo, e questi accordi ne consolideranno la posizione”– una prospettiva che, con le dovute cautele, lascia intravedere un futuro di crescita più solido e interconnesso per l’economia europea e italiana.