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LBA Systems: Leonardo e Baykar alleati per i droni del futuro

Lo scorso 16 giugno, durante il Paris Air Show, celebre appuntamento internazionale dell’industria aerospaziale, è stata siglata la nascita di LBA Systems, una joint venture alla pari tra il colosso italiano della difesa Leonardo e la turca Baykar.

La neonata società si dedicherà esclusivamente allo sviluppo, produzione e manutenzione di sistemi aerei senza pilota (UAV) all’avanguardia.

I primi segnali di tale iniziativa risalgono allo scorso marzo, quando Leonardo e Baykar hanno firmato un Memorandum of Understanding comprendente le linee guida per un partenariato strategico a lungo termine.

Baykar: il colosso turco dei droni UAV

La Baykar è un’azienda leader a livello mondiale nel settore dei droni aerei, nata nel 1986 come azienda automobilistica, nel tempo si è specializzata nella produzione di veicoli a pilotaggio remoto fino ad affermarsi come uno dei punti di riferimento del settore.

Punta di diamante della proiezione geopolitica turca negli ultimi anni, ha guadagnato l’attenzione dell’opinione pubblica grazie al successo dei propri modelli UAV, in particolare il Bayraktar TB-2, micidiale nei cieli ucraini durante la prima fase dell’invasione russa, durante la quale le forze armate di Kiev, pur rimaste prive dell’aviazione, sono riuscite lo stesso ad infliggere gravi danni ai blindati e all’artiglieria di Mosca grazie ai modelli di TB-2 acquistati negli anni precedenti, impedendone l’avanzata oltre le porte della capitale.

Silenziosi e difficilmente rilevabili dai radar, furono già collaudati sul campo di battaglia nel 2017 in uno scenario analogo. Essi, infatti, furono usati dalla Turchia per scongiurare la presa di Tripoli da parte dell’esercito libico fedele a Khalifa Haftar, generalissimo della Cirenaica, e da allora in poi lì confinato.

Utilizzati in seguito anche dalle forze azere nel Nagorno-Kharabakh e ancora una volta dai turchi in Siria contro i miliziani curdi, questi UAV hanno fatto conoscere la Baykar in tutto il mondo come eccellenza dell’ingegneria militare turca.

La collaborazione con Leonardo per droni di nuova generazione

Dopo la prima fase dell’invasione russa in Ucraina, però, questi droni sono caduti in disuso a causa di una miglior preparazione delle difese aeree russe, protette oltre che dalla propria aviazione anche da nuovi strumenti di guerra elettronica.

Forse proprio per questo motivo, l’azienda si è rivolta a partner stranieri come Leonardo, volendo potenziare le caratteristiche dei propri UAV: se la Baykar metterà a disposizione le proprie piattaforme (oltre al TB-2 anche il TB-3, l’Akıncı e il più recente Kızılelma), Leonardo fornirà le competenze tecnologiche per i sensori, i sistemi di missione, la certificazione e l’integrazione dei payload e dell’elettronica, tra cui radar e sistemi di puntamento, strumenti notoriamente all’avanguardia del gruppo italiano.

LBA Systems, inoltre, coinvolgerà diversi poli industriali italiani: Ronchi dei Legionari, Torino, Roma Tiburtina, Grottaglie e Nerviano, con l’obbiettivo di iniziare a sviluppare nuovi modelli di droni di nuova generazione. È già prevista, ad esempio, la dimostrazione di decollo e atterraggio di un UAV TB-3 da una portaerei italiana entro la fine di quest’anno, a simboleggiare forse il preludio di future certificazioni NATO, imprescindibili per l’accesso al mercato degli armamenti occidentale.

Probabilmente, i contatti propedeutici alla creazione della joint venture fra i due gruppi industriali risalgono già allo scorso anno: un possibile segnale, in tal senso, la presenza di undici tecnici di Leonardo nel complesso aerospaziale turco di Tusas a Kahramankazan, in provincia di Ankara, il 23 ottobre 2024, soggetto quel giorno a un attentato dinamitardo di matrice curda e da cui i nostri concittadini uscirono fortunatamente illesi.

L’acquisizione di Piaggio Aerospace e la nascita della filiera UAV europea

Ulteriore segnale emblematico del consolidamento della presenza industriale di Baykar in Italia, inoltre, è rappresentato anche dalla recente acquisizione della Piaggio Aerospace, storica azienda italiana fondata nel 1884 e da allora marchio iconico della nostra aeronautica. Dopo varie difficoltà economiche e passaggi di proprietà (tra cui anche il fondo sovrano emiratino), i rami civili dell’azienda sono stati venduti con l’intenzione di dedicare la Piaggio Aerospace esclusivamente al mercato dei droni militari.

Pertanto, dopo il via libera del governo, nel dicembre del 2024 la Piaggio Aerospace è stata ceduta alla Baykar, la quale ha così posto le basi per una filiera completa di produzione di UAV in Europa, riabilitando al tempo stesso alcuni degli stabilimenti precedentemente dismessi, come ad esempio quello ligure di Villanova d’Albenga, selezionato per la produzione del drone Akıncı, oltre ad ospitare diverse attività future di LBA Systems.

Droni, IA e strategia militare: l’Italia tra sfide e opportunità

Partnership come quella fra Leonardo e Baykar puntano ad intercettare una domanda che, solo nel mercato europeo, secondo le stime potrebbe superare i 100 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni, rendendo questo accordo uno dei più rilevanti in chiave non solo economica e industriale, quanto anche militare.

I droni, infatti, sono ormai da anni al centro della rivoluzione tecnologica che ha modificato per sempre l’arte della guerra. Dai costi assai ridotti rispetto ai sistemi d’arma tradizionali, hanno l’ulteriore qualità di non coinvolgere direttamente i propri soldati in azioni rischiose, scongiurandone quindi i pericoli correlati. Inoltre, proprio come un Frankestein, si prestano perfettamente all’integrazione al proprio interno di una mente che ne conduca le azioni in modo sempre più efficiente ed autonomo, ovvero l’Intelligenza Artificiale, definita sempre più spesso come l’innovazione cibernetica del decennio, se non del secolo, andando a supportare l’operatore umano ed in alcuni casi addirittura a sostituirlo.

Una delle capacità ottenibili grazie all’IA, ad esempio, sarebbe la possibilità dei droni di operare in sciame, moltiplicandone esponenzialmente le capacità offensive provocando una saturazione del bersaglio, dovendo esso difendersi da molteplici attacchi simultanei. Tra gli altri attributi in grado di caratterizzare i droni di nuova generazione, inoltre, vi sarebbero le capacità di propulsione autoricaricabile (come da fonti rinnovabili), materiali di costruzione economici e la resistenza ai sistemi di guerra elettronica.

Per ciò che concerne l’Italia, si possono notare già alcune iniziative di sviluppo e produzione di droni ad alto valore aggiunto ma che tuttavia ancora non comprendono tutti i domini bellici (terreste, aereo e marittimo) ed il nostro paese risulta ancora dipendente dall’importazione dall’estero, in particolare americana.

In Italia, attualmente, sono prodotti solo alcuni modelli di UAV, come il Falco della Leonardo e lo Sky-Y della controllata Alenia Aermacchi, il P.1HH Hammer Head di Piaggio Aerospace, l’USV (drone marino di superficie) Sand di Fincantieri ed infine i droni subacquei (UUV) classe Hydrone di Saipem. Tutti attualmente disarmati e concepiti solo per missioni di ricognizione. Per le operazioni offensive, infatti, le nostre forze armate possono contare solo su 5 UAV americani MQ-9 Reaper, potenzialmente armabili, di cui un ulteriore esemplare è stato perso in Libia nel 2019, abbattuto dalla contraerea delle forze del generale Khalifa Haftar a sud di Tripoli.

Forse è anche in questa direzione che la neonata LBA intende lanciarsi, divenendo potenzialmente primo fornitore di sistemi unmanned per l’Italia, sviluppando e integrando però, i nuovi attributi chiave dei droni di nuova generazione grazie anche al Know-How di Leonardo e garantendo così un vantaggio tecnologico alle nostre forze armate.

Non è un caso, ad esempio, che nell’ottobre 2024, sia stato annunciato il progetto della Marina Militare italiana denominato “Sciamano Drone Carrier”, con l’obbiettivo di sviluppare la prima nave porta droni del nostro arsenale, alla stregua di quanto parallelamente in corso anche in USA, Cina, Turchia, Regno Unito ed Iran.

Occorre segnalare, tuttavia, che il possibile successo della nuova partnership italo-turca dipenderà anche dall’allineamento politico tra i rispettivi paesi. La Baykar, infatti, è a tutti gli effetti un’emanazione diretta del potere del presidente turco Erdogan e della sua politica estera, avente nel suo Chief Technology Officer Selcuk Bayraktar (da cui prendono il nome i droni più famosi dell’azienda) il suo stesso genero, marito della figlia Sümeyye Erdoğan.

I rischi geopolitici della cooperazione con Ankara

Sebbene la Baykar, infatti, non riceva ufficialmente sovvenzioni statali e risulti come società privata, essa gode di un trattamento governativo assai favorevole tramite l’accesso preferenziale a commesse militari, il supporto diplomatico nelle esportazioni dei propri prodotti ed una grande promozione mediatica pubblica, che presenta la Baykar come un pilastro della sovranità tecnologica dell’industria della difesa turca, nonché avanguardia del soft power di Ankara nel mondo.

Gli interessi strategici italiani, però, non sono sempre allineati con quelli della Turchia. Seppur alleati Nato, in molte aree, infatti, risultiamo diretti rivali, come nei Balcani, in Libia, nel Mediterraneo e nel corno d’Africa.

Numerosi, infatti, gli attriti negli ultimi anni, dal controllo delle rotte migratorie ed energetiche (culminanti al contrasto turco alle esplorazioni energetiche dell’ENI al largo di Cipro) alla competizione per l’ottenimento di appalti per grandi infrastrutture in Libia e Somalia.

La penetrazione turca in queste aree, inoltre, è spesso favorita da un approccio che combina investimenti economici con la diplomazia religiosa, essendo spesso i paesi interessati a maggioranza musulmana e culturalmente più vicini ad Ankara, oltre che caratterizzato da una certa flessibilità burocratica che agevola gli slanci turchi nel tessere legami strategici all’estero.

A quanto pare, però, almeno in questa fase, Roma sembra optare per la cooperazione con quello che altrimenti sarebbe un serio competitor, puntando evidentemente sulla superiorità dei vantaggi che un’ Entente cordiale tra Italia e Turchia sembra dare, come testimoniato dalla nascita di LBA Systems, rispetto ad una manifesta conflittualità, mantenendo quindi un equilibrio tra dialogo e contenimento, auspicabilmente conscia della reciprocità turca, la cui durata nel lungo termine non è però affatto scontata.

Francesco Iasevoli, Geopolitical Studies & Advocacy Analyst

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