Pechino accelera sulle riforme tributarie per affrontare le trasformazioni demografiche
La Repubblica Popolare Cinese si trova oggi al centro di una transizione demografica complessa, contrassegnata da un drastico calo della natalità e da un invecchiamento accelerato della popolazione. In risposta, il governo sta facendo ampio ricorso alla leva fiscale come strumento strutturale di policy economica e sociale. Dal punto di vista della fiscalità internazionale, la Cina sta elaborando una strategia fiscale selettiva, che rappresenta un interessante case study per i sistemi tributari emergenti e maturi.
Negli ultimi anni, la Cina ha abbandonato definitivamente la storica politica del figlio unico, introducendo prima la politica dei due figli (2015) e successivamente, nel 2021, quella dei tre figli. Tuttavia, senza un adeguato supporto fiscale e sociale, queste misure si sono dimostrate insufficienti. Il governo cinese ha quindi ampliato nel 2025 il perimetro degli incentivi fiscali destinati alle famiglie.
Le principali leve attivate includono:
Deduzioni più generose sulle spese legate alla maternità, all’infanzia e all’educazione;
Estensione dell’assicurazione medica per la maternità a categorie finora escluse come i lavoratori migranti;
Rimborsi fiscali per le tecnologie di supporto alla fertilità (PMA, IVF);
Agevolazioni ipotecarie per le famiglie numerose (prima casa).
Queste misure, oltre a ridurre il tax burden familiare, generano esternalità positive in termini di consumi e dinamismo economico, in linea con le teorie keynesiane sulla funzione redistributiva della fiscalità.
Parallelamente, le autorità locali sono state autorizzate ad adottare incentivi ad hoc. In alcune città di seconda fascia e nelle province rurali, dove l’effetto dell’esodo urbano è più marcato, si segnalano sussidi monetari diretti per ogni figlio nato, nonché esenzioni locali su imposte scolastiche e sanitarie.
La seconda direttrice d’intervento riguarda l’economia dell’invecchiamento. Con oltre un quinto della popolazione già sopra i 60 anni e una stima che prevede il superamento del 30% entro il 2035, Pechino ha posto le basi di un sistema di fiscalità agevolata a favore dell’“economia d’argento”.
Le misure chiave includono:
Esenzioni dall’IVA per i servizi socio-assistenziali, educativi e sanitari rivolti agli anziani;
Riduzione dell’imposta sul reddito per operatori economici attivi nel settore dell’assistenza domiciliare e residenziale;
Sgravi sulle imposte immobiliari per chi sviluppa infrastrutture ad uso geriatrico;
Agevolazioni sul credito e programmi di rifinanziamento destinati a startup e imprese del welfare silver.
Tale approccio è coerente con una visione della fiscalità come leva di politica industriale. Incentivare il settore dei servizi alla persona non solo risponde a una necessità sociale, ma attiva un moltiplicatore economico, stimolando occupazione, innovazione e investimenti diretti, anche internazionali.
Le riforme fiscali cinesi in ambito demografico aprono prospettive rilevanti anche sul piano del diritto tributario comparato. Pechino sta progressivamente armonizzando il proprio sistema tributario con gli standard internazionali, pur mantenendo una forte impronta selettiva e strategica.
Per i gruppi multinazionali, queste misure comportano nuove opportunità: dagli sgravi per investimenti diretti in ambito healthtech e edutech, agli incentivi per joint venture pubblico-private nelle zone economicamente svantaggiate. In ottica BEPS e OECD Pillar Two, sarà però cruciale monitorare l’effettiva trasparenza e la neutralità concorrenziale di questi incentivi.