Nel Regno Unito, l'evasione fiscale nel settore retail è un fenomeno in crescita, con un impatto significativo sull'erario pubblico, quantificato in un mancato gettito di circa 5,5 miliardi di sterline per l'anno fiscale 2022-2023. A evidenziarlo è il recente rapporto intitolato "Tax evasion in the retail sector" pubblicato dalla Commissione parlamentare per la spesa pubblica della Camera dei Comuni.
Secondo quanto riportato da HM Revenue & Customs (HMRC), responsabile per la riscossione delle imposte, l'81% di questa cifra è attribuibile alle piccole imprese, confermando un crescente fenomeno di non conformità tributaria in questo segmento. La situazione appare ancora più preoccupante se si considera che l’introduzione, nel 2021, della responsabilità diretta dei marketplace online per l’IVA non versata da venditori esteri ha generato incassi aggiuntivi per 1,5 miliardi di sterline all’anno, cinque volte più del previsto. Ciò suggerisce che HMRC abbia significativamente sottovalutato l’entità complessiva dell’evasione.
La Commissione ha sollevato critiche sulla mancanza di una strategia mirata da parte dell'HMRC per contrastare specificamente l’evasione fiscale, sottolineando che l'attuale strategia generale non distingue chiaramente tra errori involontari e comportamenti di evasione deliberata. Il rapporto raccomanda espressamente all’HMRC di definire con urgenza obiettivi e piani di azione specifici per contrastare l'evasione intenzionale.
Un aspetto critico messo in evidenza riguarda la facilità con cui imprese fraudolente riescono a registrarsi presso Companies House, sfruttando la mancanza di controlli adeguati. Prima dell’entrata in vigore dell’Economic Crime and Corporate Transparency Act, si stima che tra il 5% e il 20% delle imprese registrate fossero fittizie, contribuendo significativamente al problema dell’evasione fiscale, sebbene HMRC non abbia ancora quantificato l'effettivo danno derivante da queste registrazioni fraudolente.
Sul fronte della repressione, le attività dell’Insolvency Service si rivelano insufficienti, soprattutto riguardo al fenomeno del cosiddetto "phoenixism", che comporta la chiusura fraudolenta di società e la loro immediata riapertura per evitare obblighi fiscali. Sebbene questa pratica costi almeno 500 milioni di sterline l’anno, negli ultimi sei anni solo sette direttori sono stati sanzionati specificamente per questo tipo di abuso.