La Commissione giuridica del Parlamento europeo, riunitasi in seduta di lavoro lo scorso 13 ottobre, ha votato a favore di una riduzione significativa di due pilastri fondamentali del Green Deal europeo: la direttiva sulla comunicazione delle informazioni di sostenibilità (CSRD), la direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità (CSDDD).
Considerato per anni una delle iniziative più ambiziose per integrare le questioni ambientali nelle strategie aziendali, il Green Deal europeo adotta oggi un approccio più flessibile e moderato.
Questo piano è nato a seguito dei ripetuti allarmi lanciati dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC), che ha sottolineato l’urgenza di mantenere l’aumento delle temperature globali intorno a 1,5 °C. Nel dicembre 2019, la Commissione europea ha proposto il Green Deal con un obiettivo chiaro: limitare l’aumento della temperatura globale a meno di 2 °C, attraverso riforme che obblighino le imprese ad adottare pratiche più sostenibili. Firmato dai 27 Stati membri dell’Unione europea, il piano mira a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Il 13 ottobre 2025, la Commissione giuridica ha approvato, con 17 voti favorevoli, importanti modifiche riguardanti gli obblighi delle imprese in materia di sostenibilità e due diligence. Le principali novità si articolano su tre punti essenziali:
-Riduzione del campo di applicazione della CSRD La direttiva riguarderà ora solo le imprese con più di 1.000 dipendenti e un fatturato annuo netto superiore a 450 milioni di euro, rispetto ai 250 dipendenti previsti in precedenza. Le aziende che non rientrano in questi criteri potranno comunque effettuare una rendicontazione volontaria, in conformità con le direttive europee.
-Campo ristretto per la due diligence Saranno soggette agli obblighi solo le imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato di almeno 1,5 miliardi di euro, incluse le società straniere che generano lo stesso volume d’affari all’interno dell’Unione europea.
-Limitazione delle richieste ai partner commerciali Le imprese obbligate non potranno più richiedere ai propri fornitori o partner non soggetti di trasmettere informazioni non previste dai futuri standard europei.
Il testo contenente queste proposte sarà sottoposto all’approvazione del Parlamento europeo nella settimana del 20 ottobre.
La CSRD è stata oggetto di forti critiche negli ultimi anni, a causa della complessità della sua elaborazione, della mancanza di standard chiari e dei costi elevati della sua applicazione. Tuttavia, questa volta le critiche provengono dal fronte opposto: i difensori dello sviluppo sostenibile denunciano un indebolimento delle ambizioni climatiche europee. Secondo loro, le considerazioni economiche e amministrative hanno prevalso sugli obiettivi ambientali iniziali.
Secondo diverse stime europee, queste nuove soglie potrebbero escludere circa l’80% delle imprese originariamente incluse nel campo di applicazione della CSRD, riducendo così in modo significativo l’impatto effettivo del Green Deal.
Le nuove proposte della Commissione giuridica rafforzano la probabilità che molte imprese, precedentemente incluse nel campo di applicazione della CSRD, siano escluse o non obbligate nel breve periodo. Resta da vedere se, in un contesto economico complesso, l’Unione europea riuscirà a mantenere l’equilibrio tra competitività economica e ambizione climatica. La decisione finale del Parlamento europeo, attesa nelle prossime settimane, sarà determinante per capire fino a che punto l’Europa è disposta ad andare nella difesa dei propri impegni ambientali.
Autore Carlos Lougourou, Sustainability Advisor