Pechino intensifica i controlli sul reddito globale degli investitori per rafforzare le entrate e stabilizzare il mercato interno.
La Cina sta intensificando gli sforzi per riscuotere le imposte sui guadagni globali degli investitori. Una misura che, pur esistendo da tempo, non era mai stata applicata in modo così rigoroso. A innescare questa stretta è la necessità di nuove entrate fiscali in un contesto di crescita economica rallentata, settore immobiliare in crisi e forte indebitamento degli enti locali.
Gli investitori che trascorrono più di metà anno in Cina sono soggetti a un’aliquota del 20% sui redditi da investimenti esteri, ma fino ad oggi i meccanismi di enforcement erano deboli. Con l’attuale rafforzamento dei controlli, Pechino mira a ridurre l’evasione e a consolidare le risorse fiscali necessarie a sostenere programmi di stimolo e stabilizzazione.
Secondo esperti del settore, la svolta non risiede tanto nelle regole, che non sono cambiate, quanto nei nuovi strumenti tecnologici e negli accordi internazionali.
Questa sinergia rende più facile individuare redditi non dichiarati, rafforzando la capacità di controllo delle autorità fiscali.
Il giro di vite ha già suscitato reazioni tra gli investitori cinesi. Alcuni stanno spostando i propri capitali su piattaforme americane o in giurisdizioni non allineate al CRS, nel tentativo di ridurre l’esposizione al fisco cinese.
Sui social media del Paese si moltiplicano testimonianze di contribuenti che hanno ricevuto avvisi di pagamento relativi alla tassazione del 20% su dividendi e capital gain da investimenti all’estero. La percezione diffusa è che i broker cinesi, come Futu e Tiger Brokers, possano condividere più facilmente i dati con le autorità, alimentando ulteriori timori
Gli analisti sottolineano come la stretta possa avere effetti a catena sul mercato domestico.
Da un lato, il maggior costo fiscale legato agli investimenti esteri potrebbe incentivare il rientro dei capitali verso il mercato A-share, sostenendo la stabilità e la liquidità interna.
Dall’altro, la maggiore rigidità fiscale rischia di alimentare la percezione di un ambiente meno favorevole per l’allocazione internazionale del capitale, con possibili ripercussioni sulla fiducia degli investitori.
Per le aziende globali, la stretta fiscale cinese offre diversi spunti di riflessione:
La Cina non ha cambiato le regole, ma ha reso molto più efficace la loro applicazione. Questo cambiamento, guidato dalla tecnologia e dalla cooperazione internazionale, segna un passaggio cruciale nella costruzione di un sistema fiscale moderno e integrato con gli standard globali.
Per le imprese e gli investitori internazionali, la sfida sarà quella di adattarsi rapidamente a questa nuova normalità, trasformando un vincolo fiscale in un’opportunità per consolidare la propria presenza in un mercato che resta, nonostante le turbolenze, strategico a livello mondiale.