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Cina, stretta fiscale sugli investimenti esteri: nuovi scenari per imprese e capitali

Pechino intensifica i controlli sul reddito globale degli investitori per rafforzare le entrate e stabilizzare il mercato interno.

Un giro di vite dettato dalla pressione fiscale

La Cina sta intensificando gli sforzi per riscuotere le imposte sui guadagni globali degli investitori. Una misura che, pur esistendo da tempo, non era mai stata applicata in modo così rigoroso. A innescare questa stretta è la necessità di nuove entrate fiscali in un contesto di crescita economica rallentata, settore immobiliare in crisi e forte indebitamento degli enti locali.

Gli investitori che trascorrono più di metà anno in Cina sono soggetti a un’aliquota del 20% sui redditi da investimenti esteri, ma fino ad oggi i meccanismi di enforcement erano deboli. Con l’attuale rafforzamento dei controlli, Pechino mira a ridurre l’evasione e a consolidare le risorse fiscali necessarie a sostenere programmi di stimolo e stabilizzazione.

Tecnologia e cooperazione internazionale al servizio del fisco

Secondo esperti del settore, la svolta non risiede tanto nelle regole, che non sono cambiate, quanto nei nuovi strumenti tecnologici e negli accordi internazionali.

  • Il sistema Golden Tax Phase IV, un avanzato strumento di analisi dati, consente alle autorità di incrociare fatture, movimenti bancari, contratti e transazioni finanziarie.
  • L’integrazione con il Common Reporting Standard (CRS) dell’OCSE permette ora alla Cina di accedere a dati finanziari offshore provenienti da oltre 100 Paesi e regioni, con l’obiettivo di superare le 150 giurisdizioni entro il 2025.

Questa sinergia rende più facile individuare redditi non dichiarati, rafforzando la capacità di controllo delle autorità fiscali.

Nuovi orientamenti nei flussi di capitale

Il giro di vite ha già suscitato reazioni tra gli investitori cinesi. Alcuni stanno spostando i propri capitali su piattaforme americane o in giurisdizioni non allineate al CRS, nel tentativo di ridurre l’esposizione al fisco cinese.

Sui social media del Paese si moltiplicano testimonianze di contribuenti che hanno ricevuto avvisi di pagamento relativi alla tassazione del 20% su dividendi e capital gain da investimenti all’estero. La percezione diffusa è che i broker cinesi, come Futu e Tiger Brokers, possano condividere più facilmente i dati con le autorità, alimentando ulteriori timori

Effetti sul mercato interno e sugli afflussi di capitale

Gli analisti sottolineano come la stretta possa avere effetti a catena sul mercato domestico.

  • Da un lato, il maggior costo fiscale legato agli investimenti esteri potrebbe incentivare il rientro dei capitali verso il mercato A-share, sostenendo la stabilità e la liquidità interna.

  • Dall’altro, la maggiore rigidità fiscale rischia di alimentare la percezione di un ambiente meno favorevole per l’allocazione internazionale del capitale, con possibili ripercussioni sulla fiducia degli investitori.

Implicazioni per le imprese internazionali

Per le aziende globali, la stretta fiscale cinese offre diversi spunti di riflessione:

  • Pianificazione fiscale: le imprese con presenza in Cina devono riconsiderare le proprie strategie di allocazione dei capitali e di compliance internazionale.
  • Gestione dei flussi finanziari: maggiore attenzione alla tracciabilità dei movimenti transfrontalieri, con strumenti di controllo interni più sofisticati.
  • Valutazione dei rischi di mercato: se da un lato si aprono opportunità per chi vuole investire nel mercato domestico cinese, dall’altro aumenta la complessità operativa per le multinazionali esposte su più giurisdizioni.

Verso una nuova normalità fiscale

La Cina non ha cambiato le regole, ma ha reso molto più efficace la loro applicazione. Questo cambiamento, guidato dalla tecnologia e dalla cooperazione internazionale, segna un passaggio cruciale nella costruzione di un sistema fiscale moderno e integrato con gli standard globali.

Per le imprese e gli investitori internazionali, la sfida sarà quella di adattarsi rapidamente a questa nuova normalità, trasformando un vincolo fiscale in un’opportunità per consolidare la propria presenza in un mercato che resta, nonostante le turbolenze, strategico a livello mondiale.

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