Un consorzio di investitori guidato da BlackRock ha siglato un accordo da 22,8 miliardi di dollari per acquisire quote di maggioranza nei porti strategici situati su entrambe le sponde del Canale di Panama, attualmente controllati da CK Hutchison. L'operazione segna il passaggio della proprietà di queste infrastrutture cruciali dalla multinazionale con sede a Hong Kong a un gruppo di investitori a prevalenza statunitense.
L’intesa coinvolge BlackRock, attraverso la sua divisione infrastrutturale Global Infrastructure Partners (Gip), e Terminal Investment, società ginevrina legata alla compagnia marittima MSC, fondata dall'armatore italiano Gianluigi Aponte. Il consorzio acquisirà il 90% di Panama Ports, la società che gestisce i porti di Balboa e Cristobal a Panama, oltre a ottenere la quota di controllo di CK Hutchison in 43 porti distribuiti in 23 Paesi.
Il Canale di Panama, costruito dagli Stati Uniti e inaugurato nel 1914, è un cardine dei traffici marittimi globali. Sebbene il suo controllo sia stato trasferito a Panama sul finire del 1999, rimane un passaggio obbligato per numerose rotte merci intercontinentali. La presenza di porti di proprietà o gestione straniera su entrambi i lati del canale ha sempre suscitato preoccupazioni in termini di sovranità, stabilità regionale e sicurezza internazionale.
Ruolo geostrategico: la posizione del canale consente di collegare in tempi rapidi l’oceano Pacifico con l’oceano Atlantico, riducendo notevolmente i percorsi e, conseguentemente, i costi di trasporto per moltissime tipologie di merci.
Neutralità e sicurezza: l’adozione di una postura “neutra” da parte di Panama, che ha ricevuto il canale in base al Trattato Carter-Torrijos (1977), ha contribuito a far sì che l’infrastruttura rimanesse aperta al commercio mondiale, pur con tensioni e controversie diplomatiche.
Per comprendere la portata dell’acquisizione, occorre analizzare la transazione in un’ottica di competizione globale e asset strategici:
Transizione di proprietà: da Hong Kong agli Stati Uniti
Il passaggio di controllo degli asset da CK Hutchison, conglomerata con sede a Hong Kong, a un consorzio statunitense–europeo, segna un momento di potenziale riassestamento degli interessi strategici nella regione.
BlackRock (tramite Gip), MSC (attraverso Terminal Investment) e altri soggetti occidentali riportano le infrastrutture portuali – fra cui quelle sulle due sponde del canale – nell’orbita di un capitale di matrice nordamericana ed europea.
Lotta d’influenza con la Cina
Le infrastrutture portuali di Panama erano oggetto di interesse cinese da tempo, con il timore, durante l’amministrazione Trump, che la Cina potesse sfruttarle per finalità militari e rafforzare la sua “via della seta marittima” (Maritime Silk Road).
Con l’operazione appena annunciata, gli Stati Uniti ristabiliscono una sorta di “presenza indiretta” in uno snodo altamente simbolico e concreto per i flussi mercantili.
A dispetto delle rassicurazioni di funzionari panamensi e di ex militari statunitensi, secondo cui le attività di CK Hutchison non avrebbero mai significato una vera minaccia militare, l’approccio geoeconomico di Washington tende comunque a minimizzare la sfera di influenza cinese su asset ritenuti fondamentali.
Valenza geoeconomica e commerciale
Il Canale di Panama incarna il concetto di “chokepoint” marittimo: un passaggio obbligato per una vasta percentuale del commercio mondiale. Sotto la proprietà di un grande consorzio finanziario-infrastrutturale occidentale, si rafforza la percezione di un riorientamento strategico dei corridoi globali.
L’acquisizione di Global Infrastructure Partners (Gip) da parte di BlackRock lo scorso anno ha segnato la volontà del colosso finanziario guidato da Larry Fink di focalizzarsi su investimenti in infrastrutture private, giudicati fondamentali per la crescita futura dell’azienda:
Multipolarità degli asset: Gip si occupa di energia, trasporti, rifiuti, acqua, aeroporti (fra cui Londra Gatwick) e data center negli Stati Uniti. Aggiungere porti strategici come Balboa e Cristobal a Panama, così come altri 43 scali in 23 Paesi, consolida la sua presenza nel comparto trasportistico e logistico globale.
Diversificazione e stabilità: gli investimenti infrastrutturali, sebbene capital-intensive, forniscono flussi di reddito tendenzialmente stabili e a lungo termine. In un’epoca segnata da volatilità sui mercati, tali asset risultano appetibili per i grandi investitori istituzionali.
Per gli Stati Uniti, la gestione (seppur tramite capitali privati) di importanti infrastrutture nei pressi del Canale di Panama significa:
Riconquista simbolica di un presidio costruito e posseduto per gran parte del XX secolo.
Riduzione dell’influenza cinese in un’area in cui Washington aveva registrato una relativa perdita di controllo, considerando che molte nazioni centroamericane guardavano a Pechino come fonte di capitali e investimenti infrastrutturali.
Potenziale strumento di leverage nei confronti di Panama o di altri attori commerciali internazionali, in termini di standard di sicurezza, tariffe e condizioni di transito.
Dall’altra parte, Cina e altri player emergenti potrebbero cercare alternative o sviluppare nuove infrastrutture in altri corridoi (ad esempio nel Corridoio di Tehuantepec in Messico, o tramite l’influenza nei porti dell’America meridionale), nel quadro più ampio di una competizione sui grandi snodi logistici.