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Arriva l’ETA: tutte le regole sul visto digitale

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Si chiama ETA ed è un’altra delle conseguenze della Brexit. Infatti, a partire dal 2 aprile 2025, i cittadini dell’Unione Europea dovranno richiedere una Electronic Travel Authorisation (ETA) per entrare nel Regno Unito e viaggiare a Londra o nelle più importanti città britanniche. Simile all’ESTA statunitense, l’ETA non è un visto ma è un’autorizzazione di viaggio elettronica

L’ETA riguarda tutti i cittadini europei, inclusi i minori, che non siano già in possesso anche di cittadinanza britannica o di un titolo valido ai fini dell’immigrazione (cioè già regolarmente residenti oltremanica mediante un visto o (pre)settled status), i quali vogliano entrare nel Regno Unito per turismo o altre ragioni consentite.

Nonostante i cittadini con doppia cittadinanza e quelli con uno status secondo il EU Settlement scheme ne siano esclusi, anche per loro la normativa di prossima introduzione potrebbe comportare disagi e conseguenze rilevanti. Vediamo quali.

1) Sono un cittadino dell'UE con (pre)settled status ai sensi dell'EUSS: cosa significa l’ETA per me?

Le autorizzazioni elettroniche di viaggio (ETA) sono destinate ai visitatori del Regno Unito. Chi ha il (pre)settled status derivante dall’accordo di recesso del Regno Unito dall’Unione Europea (EU Settlement Scheme, EUSS), non è un visitatore e peraltro ha già un titolo valido ai fini dell’immigrazione; quindi, non deve e non può richiedere un'ETA per recarsi in Regno Unito.

Tuttavia, una volta che la normativa ETA entrerà a regime, le compagnie aeree e gli operatori di treni/traghetti verificheranno che tutti coloro che viaggiano verso il Regno Unito abbiano una qualche forma di permesso per entrare nel Paese prima di permettere loro di salire a bordo.

Per le persone con uno status EUSS, ciò avverrà al momento del check-in, utilizzando i riscontri incrociati con i database dell'Home Office, e verificando che il passaporto o la carta d'identità nazionale del passeggero siano collegati al suo status di immigrazione digitale (noto anche come eVisa o account UKVI).

È quindi estremamente importante aggiornare il proprio account digitale con il documento di viaggio più recente. Per maggiori dettagli sul perché e sul come farlo, si rimanda alla domanda successiva.

Medesimi controlli saranno effettuati anche all’arrivo da parte delle autorità britanniche. Se non necessariamente un rifiuto all’ingresso nel Paese, il mancato aggiornamento del proprio status potrebbe comunque comportare disagi e ritardi anche rilevanti.

Naturalmente, amici o familiari non residenti ma di nazionalità europea che vengono a trovarvi nel Regno Unito, da aprile 2025 dovranno richiedere l’ETA. Per molti visitatori di altre nazionalità non europee l’obbligo è già in vigore. Per maggiori informazioni si rimanda alla guida del governo su come Richiedere un'autorizzazione elettronica al viaggio (ETA).

2) Ho il (pre)settled status e ho rinnovato il passaporto. Cosa succede se non collego un nuovo passaporto o documento d'identità nazionale al mio status digitale?

Fino ad ora i vettori non hanno avuto bisogno di controllare lo status di immigrazione prima di permettere l’imbarco, perché il Ministero dell'Interno britannico gli ha espressamente richiesto di non verificare lo status dei cittadini “visa-free”, cioè per i quali non è richiesto un visto per entrare nel Paese a fini turistici o per altre attività consentite.

Tuttavia, tutto questo è destinato a cambiare con l'introduzione del programma ETA nel Regno Unito. A partire dall'aprile 2025, i vettori verificheranno il permesso di ingresso nel Regno Unito prima di consentire l'imbarco. Le persone potranno dimostrare di avere il permesso di recarsi nel Regno Unito se: hanno un passaporto britannico (o irlandese); oppure hanno un ETA collegato al passaporto; oppure hanno uno status di immigrazione digitale nel Regno Unito (chiamato anche eVisa o account UKVI) collegato al passaporto o alla carta d'identità nazionale. Questo è il caso dei titolari di (pre)settled status. Sono ancora accettate alcune prove fisiche, come le annotazioni sul passaporto (ad esempio, timbri per il permesso di ingresso a tempo indeterminato o vignette sul passaporto).

Come detto, i titolari di (pre)settled status non possono richiedere un ETA, perché non sono visitatori, e devono dunque dimostrare il proprio diritto a tornare in UK attraverso il proprio status. Come fare dunque ad aggiornare lo status, collegandolo all’ultimo passaporto/carta d'identità nazionale? Basterà utilizzate il servizio Update my UK Visas & Immigration account details e aggiungere l’ultimo documento di viaggio. Si noti inoltre che, sebbene sia possibile collegare molti documenti d'identità al proprio status digitale, è possibile accedere al servizio unicamente utilizzando l'ultimo documento d'identità che è stato collegato.

3) Sono un cittadino dell'UE e dopo aver ottenuto il settled status sono diventato cittadino britannico ma non ho richiesto (ancora) il passaporto. Posso rientrare nel Regno Unito con il mio passaporto UE?

Quando una persona acquisisce la cittadinanza britannica, non ha più bisogno del permesso di soggiorno e quindi qualsiasi status di immigrazione che possedeva diventa nullo. Per coloro che, prima di diventare britannici, hanno ottenuto il settled status, tale status decade perché appunto viene “superato” dalla cittadinanza. Al momento, anche dopo che il cittadino europeo è diventato britannico, lo status digitale resta visibile, il che aggiunge ulteriore incertezza e confusione. Tuttavia, il Ministero dell'Interno ha dichiarato che sta lavorando perchè questa situazione venga presto modificata, in modo che lo status non sia più attivo.

Da qui potrebbero sorgere problemi all’imbarco ed anche alla frontiera: i cittadini con doppia cittadinanza britannica/UE entrano in Regno Unito come cittadini britannici, e il Ministero dell'Interno si aspetta generalmente che le persone siano in possesso di un passaporto britannico per questo scopo. Lo conferma la sezione “Dopo essere diventati cittadini britannici” di questa guida dell'Home Office che dice: “Una volta diventati cittadini britannici, non sarà più possibile entrare nel Regno Unito utilizzando il BRP o lo status digitale, o presentando il certificato di cittadinanza alla frontiera del Regno Unito”.

Il contesto legale di questa situazione deriva dall'Immigration Act del 1971, in base al quale le persone che entrano nel Regno Unito o entrano come persone con diritto di residenza, o come persone con permesso di ingresso o di soggiorno, o come persone esenti dal controllo dell'immigrazione. I cittadini britannici con doppia cittadinanza non hanno (più) il permesso di ingresso o di soggiorno (il settled status è un tipo di permesso di ingresso o di soggiorno) e non sono esenti dal controllo dell'immigrazione. Pertanto, entrano come persone con diritto di residenza.

Il modo più semplice per dimostrare questo diritto di residenza è il passaporto britannico o un certificato di diritto di residenza in un passaporto straniero valido. Al momento quando ci si imbarca per recarsi nel Regno Unito, si dovrebbe essere ancora in grado di farlo mostrando al vettore il passaporto dell'UE, anche se potrebbero fare domande sullo scopo del viaggio. Questo perché il vettore si assume la responsabilità di rimpatriare i passeggeri cui viene rifiutato l'ingresso alla frontiera del Regno Unito e quindi, per motivi commerciali, può fare domande o effettuare controlli sullo status per evitare di dover rimpatriare i passeggeri a proprie spese. Questo nonostante le indicazioni del governo ai vettori che, per ora, come già ricordato, non hanno bisogno di controllare lo status di immigrazione dei cittadini dell'UE.

Questa situazione è destinata però a cambiare una volta che l’ETA sarà pienamente implementata e il controllo del titolo in base al quale si entra nel Paese reso obbligatorio.

È poi sempre possibile che, anche laddove venga consentito l’imbarco, arrivati in Regno Unito i funzionari di frontiera effettuino ulteriori indagini che, nella migliore delle ipotesi, potrebbero causare ritardi o disagi all'ingresso. Per chi non lo ha già fatto, il consiglio è dunque quello di richiedere quanto prima il passaporto.

Articolo del Segretario Generale di Delta, Manuela Travaglini, su Repubblica 

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