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Europa e materie prime rare: dipendenza e semplificazione della problematica

materie prime

La dipendenza europea: numeri da verificare

La narrazione sulla dipendenza europea dalle materie prime rare dalla Cina è diventata un tema centrale nel dibattito strategico continentale. Tra articoli, tavole rotonde o webinar  spesso si sente ripetere che l'Europa importa l'80% dei materiali rari dalla Cina, ma questa cifra merita un'analisi più approfondita.

La realtà è più complessa di quanto suggerisca una percentuale secca. I dati variano significativamente in base a quali materiali consideriamo: parliamo di terre rare (REE) o di altri metalli strategici? E a quale fase della filiera ci riferiamo: estrazione, raffinazione, produzione di magneti? Secondo le analisi del World Economic Forum, l'Unione Europea dipende fortemente dalla Cina per le terre rare, ma i numeri reali di importazione oscillano notevolmente.

La Banca Centrale Europea ha confermato che l'Area Euro è esposta a rischi significativi legati alle esportazioni cinesi di elementi rari, ma è importante contestualizzare questa vulnerabilità con dati precisi e aggiornati.

Il mito delle "due sole aziende"

Una delle affermazioni più fuorvianti circolate recentemente riguarda la capacità industriale europea: si sostiene che solo due aziende sarebbero in grado di lavorare le materie prime rare nel continente. Questa narrazione non corrisponde alla realtà del settore.

I principali attori europei

Solvay S.A., colosso chimico belga, ha rilanciato il suo stabilimento di La Rochelle in Francia per la separazione di terre rare, sia leggere che pesanti. L'obiettivo dichiarato è ambizioso: fornire circa il 30% del fabbisogno europeo di ossidi per magneti permanenti entro il 2030.

Neo Performance Materials opera attraverso la sua filiale NPM Silmet in Estonia, gestendo uno degli impianti di separazione di terre rare più significativi del continente. La società è riconosciuta come attore strategico nell'industria europea delle terre rare.

Ma l'elenco non si ferma qui. Altre realtà stanno emergendo o consolidandosi:

Carester/Caremag: attiva nel settore della trasformazione

Vacuumschmelze (VAC): specializzata in leghe e materiali magnetici

Mkango Resources: impegnata in progetti di separazione e riciclo

Questa diversificazione dimostra che il panorama industriale europeo è più articolato di quanto spesso rappresentato. La strategia europea, anche attraverso il Critical Raw Materials Act, spinge proprio sulla diversificazione, il riciclo e lo sviluppo di nuove capacità industriali.

Applicazioni strategiche: tra civile e difesa

È indiscutibile che molti minerali rari siano essenziali per applicazioni sia civili che strategiche. I magneti per la risonanza magnetica, l'elettronica di consumo, i radar, i satelliti e i sistemi di comunicazione spaziale dipendono tutti da questi materiali critici.

Tuttavia, occorre evitare un'interpretazione semplicistica: possedere il materiale grezzo non significa automaticamente disporre dell'intera catena di produzione. Sviluppare capacità complete, dai metalli ai magneti fino ai sistemi difensivi, richiede investimenti significativi in tecnologia, competenze e infrastrutture.

Rischi geopolitici e contromisure

Il collegamento tra dipendenza dalle materie prime strategiche e vulnerabilità agli attacchi ibridi è legittimo e merita attenzione. Tuttavia, la narrativa che enfatizza il rischio come inevitabile e immediato tende a trascurare le contromisure già in atto. Facciamo un rapido punto sulle politiche di investimento europee al fine di avere un quadro più completo:

- Programmi di riciclo avanzato

- Progetti di estrazione e raffinazione continentali

- Diversificazione delle fonti di approvvigionamento

- Ricerca su materiali alternativi

- Implementazione del Critical Raw Materials Act

Lo "Schengen militare": tra ambizione e realtà

Le discussioni su uno "Schengen militare" con procedure accelerate per il movimento di mezzi e personale riflettono dibattiti politici reali. Tuttavia, resta ancora da vedere come e quando queste misure saranno concretamente implementate, con quali meccanismi operativi e quale livello di coordinamento tra gli Stati membri.

La questione delle materie prime rare è sicuramente strategica per l'Europa, ma merita un approccio analitico basato su dati verificabili. Le semplificazioni numeriche e le affermazioni categoriche rischiano di distorcere la comprensione del problema e delle soluzioni disponibili.

Il panorama industriale europeo è più ricco e dinamico di quanto spesso rappresentato. Esistono capacità esistenti, progetti in sviluppo e una strategia continentale che punta alla resilienza attraverso diversificazione e innovazione.

Per affrontare questa sfida strategica, serve un dibattito informato che integri analisi tecniche, dati industriali aggiornati e una visione realistica sia dei rischi che delle opportunità. Solo così l'Europa potrà costruire una vera autonomia strategica nel settore delle materie prime critiche.

Articolo di Lorenzo Bruno, Head of External Relations Delta