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Dentro San Marino, intervista a Michele Muratori

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Intervista esclusiva a Michele Muratori, 41 anni, Ex Capitano Reggente di San Marino (la più alta carica dello Stato, ricoperta nel 2019), attuale presidente del gruppo consiliare di Libera San Marino e membro della delegazione sammarinese presso l'OSCE. Ma prima di tutto questo una formazione da educatore professionale all'Università di Bologna e una militanza nella Federazione Balestrieri che racconta di un legame profondo con le tradizioni della sua terra.

A 19 anni inizia la sua carriera politica nei Giovani Socialisti e Democratici, contribuendo nel 2016 alla nascita di Sinistra Socialista Democratica, di cui diventa presidente. Oggi è il “capogruppo” di Libera San Marino e presiede la Commissione Affari Esteri.

Lei presiede la Commissione affari esteri di un Paese di 33mila abitanti circondato dall'Italia. Come si fa politica estera da una micro-repubblica? E soprattutto: in un'Europa sempre più polarizzata, cosa può insegnare l'esperienza sammarinese sulla convivenza tra identità diverse?

In un'Europa sempre più segmentata e polarizzata, l'esperienza di San Marino rappresenta un esempio di come il multilateralismo possa essere uno strumento fondamentale per garantire la pace, la stabilità e il rispetto delle identità. Nonostante le sue dimensioni ridotte, San Marino ha saputo affermarsi nel sistema internazionale attraverso un'attiva partecipazione in organismi multilaterali e accordi internazionali, sottolineando come il coinvolgimento in questi meccanismi sia essenziale per ampliare le proprie possibilità di influenza e collaborazione pur mantenendo la propria sovranità.

L'attiva presenza di San Marino in organismi come l'ONU e altre organizzazioni sovranazionali dimostra che il multilateralismo offre uno spazio di dialogo equo e rispettoso delle differenze, contribuendo a superare le dinamiche di contrapposizione e polarizzazione. La capacità di rappresentare anche le voci di paesi di piccole dimensioni in questo contesto globale evidenzia come la collaborazione tra Stati – grandi e piccoli – possa rafforzare il rispetto reciproco, promuovere soluzioni condivise e tutelare le identità locali nell'ambito di un sistema internazionale integrato.

San Marino, quindi, incarna un modello di come la partecipazione attiva e il rispetto delle regole multilaterali sono strumenti indispensabili per preservare l'autonomia e l'identità culturale, senza rinunciare alla solidarietà internazionale. Questa esperienza ci insegna che in un'Europa complessa e polarizzata, il rafforzamento del multilateralismo e dell'impegno in organizzazioni internazionali rappresentano la via maestra per promuovere un ordine globale più equo, stabile e rispettoso delle diversità.

Come presidente della Commissione affari esteri, quale visione ha per trasformare San Marino da "tappa turistica" a destinazione vera e propria e quindi aumentare l’attrattività? Su cosa crede sia necessario investire risorse e tempo per far sì che ciò accada?

La mia visione è che San Marino debba compiere un salto di qualità nel modo in cui si propone al mondo: da meta di passaggio a destinazione di valore, capace di raccontare un’identità unica e di offrire esperienze che restino nella memoria.

Siamo un piccolo Stato con una storia millenaria, ma anche con una straordinaria capacità di dialogare con il contemporaneo. La sfida è trasformare la nostra tradizione in una leva di futuro, e far percepire San Marino non solo come un luogo da visitare, ma come un Paese da vivere, da conoscere e con cui costruire relazioni durature.

Per arrivarci si dovrebbe agire su diverse direttrici strategiche.

La prima è la valorizzazione dell’identità sammarinese. San Marino non può competere sulla quantità, ma sull’unicità. La nostra storia di libertà, la forza delle nostre istituzioni e il patrimonio UNESCO devono diventare il cuore di un racconto coerente, capace di attrarre un pubblico internazionale interessato a cultura, autenticità e valori.

Inoltre è fondamentale l’investimento sull’accoglienza e sull’esperienza. Serve un turismo più lento, più consapevole e più diffuso: capace di integrare l’offerta culturale con quella naturale, enogastronomica e del benessere. È necessario rafforzare infrastrutture, servizi e percorsi digitali che rendano il soggiorno a San Marino un’esperienza comoda, contemporanea e sostenibile.

Infine un punto che ho particolarmente a cuore riguarda l’apertura e la cooperazione internazionale. Sono convinto che il turismo debba diventare anche uno strumento di diplomazia economica e culturale. In questo senso, credo fortemente nella potenzialità di creare sinergie tra piccoli Stati, sviluppando circuiti turistici integrati e reti di cooperazione capaci di valorizzare le nostre affinità storiche, culturali e istituzionali. Un “itinerario dei piccoli Stati” – fondato su autenticità, qualità e identità – può diventare un modello innovativo di promozione condivisa e un marchio distintivo nel panorama internazionale.

Vorrei che San Marino diventasse una destinazione di esperienze e relazioni, dove l’eccellenza, l’identità e l’innovazione si incontrano. Investire su queste tre dimensioni — identità, qualità e apertura — significa costruire un modello di attrattività duraturo, che rafforzi la nostra immagine nel mondo e generi valore per il Paese e per le generazioni future.

San Marino sta firmando un accordo di associazione con l'Unione Europea, un passaggio storico per la Repubblica. Cosa cambierà davvero nella vita quotidiana dei sammarinesi? Quali saranno i vantaggi concreti per un Paese che ha sempre difeso strenuamente la propria sovranità, e quali invece le rinunce o i compromessi necessari? E soprattutto: questo accordo può diventare un modello anche per altri micro-Stati europei?

L’accordo di associazione tra San Marino e l’Unione Europea rappresenta un passaggio storico e profondamente positivo per la Repubblica a mio modo di vedere. Dopo secoli di indipendenza orgogliosamente difesa, San Marino sceglierà di legarsi in modo strutturato al progetto europeo, non per rinunciare alla propria sovranità ma per rafforzarla dentro un quadro di cooperazione, stabilità e prosperità condivisa.

L’integrazione al mercato unico europeo offrirà alle imprese sammarinesi nuove opportunità di crescita, accesso facilitato a 27 mercati e riduzione delle barriere burocratiche, rendendo più competitivo il sistema economico. I cittadini beneficeranno di maggiori tutele, prodotti più sicuri, servizi di qualità e possibilità concrete di mobilità e formazione grazie a programmi europei come Erasmus+ e Horizon Europe ad esempio.

L’adesione alle norme e agli standard dell’UE porterà anche modernizzazione e trasparenza nel sistema finanziario e amministrativo, accrescendo la reputazione internazionale del Paese e la fiducia degli investitori. Le cosiddette “rinunce” non devono essere viste come perdite, ma come un investimento di fiducia in un sistema di regole condivise che tutela la concorrenza leale, l’ambiente e i diritti dei cittadini.

Esperienze concrete dimostrano che questa è la strada giusta. Il Liechtenstein ad esempio, piccolo Stato alpino con una dimensione e una struttura economica simile a quella sammarinese, ha tratto enormi benefici dall’integrazione nello Spazio Economico Europeo, rafforzando la propria economia, aumentando la competitività delle imprese e garantendo ai cittadini un altissimo livello di benessere. Anche Malta (che però ha scelto nel 2004 la strada dell’adesione, e non dell’associazione come San Marino) pur essendo uno Stato di dimensioni ridotte, ha conosciuto un forte sviluppo economico, una maggiore stabilità finanziaria e una crescita della qualità della vita dopo il suo ingresso nell’Unione Europea. Questi esempi dimostrano che anche i Paesi di piccola scala, quando scelgono l’Europa, ne escono più forti, più aperti e più credibili.

In una realtà globalizzata come quella che stiamo vivendo oggi, l’Europa offre a San Marino una cornice di sicurezza e di influenza che nessun micro-Stato può garantire da solo.

San Marino non rinuncia alla propria identità: la porta dentro l’Europa, contribuendo con la sua storia e i suoi valori alla costruzione di un progetto comune fondato su libertà, solidarietà e sviluppo sostenibile. L’associazione con l’UE segna l’ingresso della più antica repubblica del mondo nel futuro dell’integrazione europea, unendo tradizione e innovazione sotto la bandiera della cooperazione e della fiducia reciproca.

Da educatore professionale a Capitano Reggente: due ruoli apparentemente lontani, ma forse non così diversi. Quanto la sua formazione ha influenzato il suo modo di fare politica?

La mia formazione come educatore professionale ha avuto un impatto fondamentale nel mio approccio alla politica, sia nel ruolo di Capitano Reggente che ho avuto l’onore di ricoprire nel semestre 1 Aprile – 1 Ottobre 2019, che nel mio impegno attuale all’interno del Consiglio Grande e Generale. L’educazione, come la politica, è un mestiere di servizio, un'opportunità per contribuire al bene della collettività con umiltà e responsabilità.

Nel periodo in cui ho ricoperto la carica di Capitano Reggente, ho sempre cercato di svolgere il mio incarico con la consapevolezza che il miglior modo di approcciare la vita politica risiede nell’ascolto e nel servizio verso la comunità. Essere al servizio del Paese significa, per me, porsi come strumento di mediazione e di unione, cercando di rappresentare e di dare voce alle esigenze di tutti, senza mai perdere di vista il valore fondamentale della solidarietà e della cooperazione. La formazione che ho ricevuto come educatore mi ha insegnato che, per servire realmente, è essenziale ascoltare le persone e comprendere le loro difficoltà.

Anche nel mio impegno attuale all’interno del Consiglio Grande e Generale, continuo a cercare di applicare i principi dell'ascolto e del dialogo. Il confronto politico, per quanto possa essere complesso, rappresenta un’opportunità per creare uno spazio in cui ogni punto di vista venga rispettato, dove le diversità vengano accolte come una ricchezza e non come un ostacolo. L’esperienza da educatore mi ha insegnato a valorizzare ogni individuo e ogni prospettiva, con la consapevolezza che solo attraverso la cooperazione e il rispetto reciproco possiamo costruire una comunità forte e unita.

Sono profondamente convinto che la politica debba essere un servizio al Paese, una continua ricerca di soluzioni che siano giuste e inclusive per tutti. Se non si riuscisse ad operare mettendo al centro ogni singola persona, la sua dignità e il benessere per le future generazioni sarebbe una sconfitta imperdonabile.