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Gettito fiscale in Europa: nel 2024 brillano Irlanda, Spagna e Italia

gettito fiscale UE

Sono stati pubblicati online i bollettini del Dipartimento delle Finanze dedicati all’andamento del gettito fiscale nei principali Paesi europei monitorati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). I dati relativi all’intero 2024 e al mese di gennaio 2025 offrono uno spaccato interessante delle dinamiche tributarie internazionali, confermando alcune tendenze strutturali e segnalando nuove traiettorie fiscali da osservare con attenzione nei mesi a venire.

2024: il primato dell’Irlanda e la solidità italiana

Nel 2024, tra i sette Paesi UE osservati – Irlanda, Spagna, Italia, Regno Unito, Germania, Portogallo e Francia – è l’Irlanda a registrare la performance più straordinaria, con un incremento del gettito del +22,6%. A trainare l’exploit è soprattutto l’impennata dell’imposta sulle società, che cresce di ben +63,9%, confermando ancora una volta il ruolo strategico del Paese come hub fiscale per le multinazionali, soprattutto nel settore tecnologico e farmaceutico.

Seguono la Spagna (+8,4%) e l’Italia (+6,2%). Per quest’ultima, il risultato è significativo, soprattutto per la crescita equilibrata sia delle imposte dirette (+8,6%), sia delle imposte indirette (+3,1%). In particolare, l’IRES cresce dell’11,3%, mentre l’IRPEF segna un +6,4%, dati che testimoniano una tenuta del tessuto produttivo e un miglioramento, seppur graduale, dell’occupazione.

Anche il Regno Unito (+5,6%) e la Germania (+3,8%) mostrano performance positive, benché più contenute. Interessante il caso tedesco, dove, a fronte di un incremento dell’imposta sui salari (+5,4%) e dell’IVA (+3,7%), si rileva un calo marcato dell’imposta sulle società (-11,4%). Un segnale di possibile contrazione degli utili societari o di un uso più aggressivo di strategie di ottimizzazione fiscale.

Il Portogallo chiude il 2024 con un +2,8%: la spinta arriva dall’imposta sulle società (+17,7%) e dalle accise su prodotti energetici e alcolici, ma il calo dell’IRPEF (-5,1%) potrebbe riflettere criticità sul piano della redistribuzione e della progressività fiscale.

La Francia, infine, si posiziona in coda, con una crescita del gettito contenuta (+0,9%). A pesare è soprattutto la contrazione dell’imposta sul reddito da lavoro (-0,7%) e delle entrate derivanti dai prodotti energetici (-5,0%), in un contesto di transizione ecologica e di tensioni sui prezzi delle materie prime.

IVA: crescono tutti nel 2024, ma la forbice resta ampia

Nel 2024, tutti i Paesi analizzati hanno registrato un incremento delle entrate da IVA. La Spagna (+7,9%) e l’Irlanda (+7,3%) guidano il gruppo, seguite da Germania (+3,7%) e Italia (+3,4%). Più contenuti gli aumenti in Francia (+1,7%) e Regno Unito (+2,2%). La differenza tra il valore massimo e minimo è di 6,2 punti percentuali, a dimostrazione del fatto che la capacità di intercettare i consumi attraverso l’IVA è ancora fortemente eterogenea, anche per effetto delle diverse politiche di aliquote, esenzioni e compliance.

Gennaio 2025: Francia in recupero, Portogallo e Irlanda accelerano

I dati del primo mese del 2025 mostrano un’ulteriore crescita delle entrate tributarie in Irlanda (+29,3%), che prosegue nel trend positivo del 2024. Ma il dato più sorprendente è quello francese: con un balzo del +17,6%, Parigi inverte la rotta rispetto al trend stagnante dello scorso anno. Un segnale che potrebbe essere collegato a nuove misure fiscali espansive o al recupero dell’evasione, magari tramite la digitalizzazione del fisco.

Anche il Portogallo registra un’ottima performance (+13,3%), con un boom dell’IVA (+38,6%) che suggerisce un rimbalzo dei consumi interni o l’effetto positivo di controlli più stringenti sul versante del tax gap.

Germania (+8,9%) e Regno Unito (+7,6%) confermano il trend di crescita moderata, mentre l’Italia si attesta a un +4,7%, in linea con la traiettoria osservata negli ultimi mesi del 2024. Più lenta la Spagna (+4,4%), che sembra ridimensionare la forte espansione registrata nel secondo semestre dell’anno scorso.

IVA di gennaio: la forbice si allarga

Sul fronte IVA, il dato più impressionante è quello del Portogallo (+38,6%). Seguono Irlanda (+5,7%), Francia (+4,9%) e Regno Unito (+3,1%). Più statici i valori della Spagna, mentre Italia e Germania registrano addirittura variazioni negative (-2,4% e -0,3% rispettivamente). Il gap di oltre 41 punti percentuali tra il dato portoghese e quello italiano evidenzia una divergenza che merita attenzione, sia in termini di dinamiche macroeconomiche che di efficienza amministrativa

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