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Dazi USA, i contraccolpi sull’export italiano: nel mirino il settore beverage

dazi Usa

In un contesto internazionale sempre più instabile, dove le decisioni politiche influenzano immediatamente mercati, cambi, investimenti e catene del valore, ogni impresa e ogni professionista rischia di essere colto impreparato.

Le guerre commerciali sono variabili strategiche che impattano direttamente su export, import, marginalità e scenari di investimento.

Trump rilancia la sua guerra commerciale e questa volta nel mirino ci sono vino, champagne e distillati europei. L’ex presidente americano – tornato protagonista sulla scena politica – ha minacciato l’imposizione di dazi fino al 200% su tutte le bevande alcoliche importate dall’Unione Europea. Un attacco diretto al cuore del Made in Italy, che rischia di mettere in ginocchio un comparto che nel 2024 ha esportato negli Stati Uniti per 1,94 miliardi di euro solo in vino.

Non si tratta solo di tariffe: parliamo di un effetto domino. Le esportazioni italiane di vino – già in calo dell’8% negli USA nell’ultimo anno – potrebbero subire un colpo durissimo. Le imprese del settore agroalimentare e i loro professionisti rischiano di trovarsi in un mercato ancora più contratto, con meno distribuzione, meno consumo e maggiore incertezza.

Ma gli effetti si allargano: aumento dei costi, perdita di competitività, tensioni valutarie e un progressivo rallentamento della crescita globale che, secondo l’OCSE, potrebbe toccare anche l’1,6% negli Stati Uniti entro il 2026. Per chi fa impresa, consulenza o lavora con clienti esposti ai mercati esteri, ogni dettaglio conta. E la capacità di anticipare i segnali deboli può fare la differenza tra rischio e opportunità.