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Audizione Draghi al Senato: investimenti, debito comune e risposta europea ai dazi USA

audizione Draghi

L’audizione di Mario Draghi di ieri nella Sala Koch del Senato ha acceso i riflettori su alcune delle questioni più rilevanti per il futuro economico dell’Unione europea. Davanti alle commissioni riunite Bilancio, Attività produttive e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato, l’ex presidente del Consiglio — oggi consulente speciale della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen — ha presentato il suo rapporto, delineando un quadro preciso sulle sfide legate alla competitività, agli investimenti e al commercio internazionale.

Durante l’audizione Draghi ha evidenziato un dato chiave: l’Unione europea necessita di almeno 750-800 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi ogni anno, pari al 4,4-4,7% del PIL, per colmare il ritardo rispetto agli Stati Uniti. La quota di investimenti rispetto al PIL, attualmente ferma al 22%, dovrà salire al 27%. La situazione attuale vede un gap persistente negli investimenti privati europei rispetto a quelli statunitensi, senza che gli investimenti pubblici abbiano compensato questo squilibrio.

Il rapporto presentato nell’audizione Draghi ha anche messo in evidenza come, nonostante i risparmi delle famiglie europee superino quelli degli americani (1.390 miliardi di euro contro 840 miliardi nel 2022), i rendimenti siano inferiori, a causa di mercati finanziari frammentati, regole disomogenee e mancanza di un’armonizzazione fiscale e delle procedure di insolvenza.

Proposte audizione Draghi: la riforma dell'Esma e gli investimenti retail

Tra le proposte illustrate durante l’audizione Draghi, spicca la creazione di un’Unione dei mercati dei capitali e la trasformazione dell’ESMA in un’autorità di regolamentazione unica sul modello della SEC statunitense. In parallelo, Draghi ha invitato a potenziare gli strumenti di risparmio a lungo termine e la cartolarizzazione bancaria, sottolineando il limite attuale delle banche europee nel finanziare imprese innovative.

Nel corso dell’audizione Draghi, è stato posto l’accento anche sul ruolo centrale che dovrà avere un “pilastro della competitività” nel prossimo bilancio europeo, con programmi destinati a sostenere le aziende nella fase di crescita e a sviluppare capacità produttive in settori strategici. Draghi ha proposto un maggiore coinvolgimento della BEI e un rafforzamento delle garanzie UE per favorire progetti di grandi dimensioni.Dazi e contromisure UE

L’audizione Draghi si è soffermata anche sulle recenti tensioni commerciali con gli Stati Uniti. I nuovi dazi introdotti da Washington su acciaio, alluminio e derivati — che colpiscono esportazioni europee per circa 28 miliardi di euro — potrebbero avere effetti significativi sull’Italia, il cui export verso gli USA vale il 10% delle vendite complessive all’estero. I settori più esposti, come macchinari, farmaceutica, automotive, alimentari e bevande, rischiano di subire contraccolpi rilevanti.

Come spiegato nell’audizione Draghi, la Commissione europea ha già predisposto contromisure per un valore complessivo di 26 miliardi di euro, articolate in due fasi: la reintroduzione delle misure sospese nel 2018 e 2020 e l’imposizione di nuovi dazi su una selezione di prodotti industriali e agricoli.

L’audizione Draghi ha rappresentato un momento di confronto decisivo su temi che incideranno profondamente sulle scelte di politica economica e fiscale nei prossimi anni. La questione degli investimenti, la necessità di un debito comune strutturale, la risposta coordinata ai dazi statunitensi e la costruzione di un mercato dei capitali europeo integrato restano sfide aperte, sulle quali Draghi ha chiamato politica e istituzioni ad assumersi responsabilità e a scegliere una direzione chiara.

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