Il Budget Lab stima che i dazi del 10% sulla Cina aumentino il livello generale dei prezzi USA di poco più dello 0,1%, equivalente a un calo del reddito disponibile di 223 dollari per famiglia in media. La politica genera circa 400 miliardi di dollari in 10 anni, ma meno se si tiene conto del livello di PIL inferiore dello 0,1% che ne deriva.
Nel breve termine, i dazi del 10% sulla Cina aumentano i prezzi dei consumi personali USa (PCE) dello 0,14%, assumendo che la Cina abbia già annunciato ritorsioni e che la Federal Reserve non compensi l'aumento dei prezzi. Questo si traduce in una perdita del potere d'acquisto annuale pari a 223 dollari per famiglia in media.
Tuttavia, il peso di questi dazi non è equamente distribuito tra le famiglie. I dazi agiscono come una tassa regressiva nel breve termine. L'analisi distributiva condotta dal Budget Lab utilizzando il Consumer Expenditure Survey mostra che, se il reddito disponibile medio si riduce dello 0,14%, la contrazione è dello 0,08% per le famiglie nel decile di reddito più alto e dello 0,21% per quelle nel secondo decile (Figura 2, primo pannello).
Il modo migliore per valutare la progressività di una politica fiscale è analizzare il peso della tassa in percentuale sul reddito disponibile o post-imposte. In termini assoluti, la perdita per i consumatori è più alta per le famiglie ad alto reddito, ma la distribuzione del reddito disponibile cresce più velocemente del peso dei dazi:
Nel lungo periodo, l’impatto distributivo dei dazi è più complesso. Essi ridurranno sia il reddito da lavoro che i rendimenti anomali del capitale (o "rents"). Si presume che i proprietari di capitale trattengano questi rendimenti nel breve termine, ma li consumino nel corso della vita nel lungo termine. Questo implica che il peso dei dazi sia più regressivo nel breve termine, mentre nel lungo termine si distribuisca in modo più equo tra le famiglie (per un approccio simile, si veda Clausing & Lovely, 2024).